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Su RaiPlay c’è una serie che potrebbe sorprenderti. Non è un mistero alla italiana tradizionale, né è una copia delle serie scandinave che dominano le piattaforme. Brennero è qualcosa di raro nella fiction italiana contemporanea: un crime drama che sa stare in piedi da solo, fedele solo alla propria identità narrativa.
Andata in onda su Rai 1 tra settembre e ottobre 2024, la miniserie di otto episodi (composti da quattro settimane di doppi appuntamenti) rappresenta una sorpresa inattesa di questa stagione televisiva. Una sorpresa che meritava ben più attenzione di quanta ne ha ricevuta.

Il Mostro di Bolzano e i confini dell’identità
La premessa è semplice ma efficace: in una città di confine come Bolzano, dove la segnaletica è in tedesco, le persone sono spaccate in due – tedeschi da un lato, precisi e rigorosi; italiani dall’altro, chiassosi e calorosi – un serial killer torna a fare vittime dopo tre anni di silenzio.
Ma Brennero non è interessato solamente al crimine. O meglio, il crimine è il pretesto per esplorare qualcosa di più complesso: la comunità irrimediabilmente divisa, schiava di preconcetti e ancora prigioniera di una discriminazione che affonda le proprie radici nel passato.
La finzione incontra la storia reale. Gli sceneggiatori hanno preso spunto dagli eventi degli anni Sessanta, quando il Comitato per la liberazione del Sudtirolo mise in atto una serie di attentati per chiedere la secessione dell’Italia e l’annessione all’Austria. Questa memoria storica non è inserita a forza nella trama, ma diventa il tessuto stesso della storia.
Due mondi, due linguaggi, una coppia

Il genio narrativo della serie risiede nella scelta dei protagonisti. Eva Kofler è una giovane e rampante PM di cultura tedesca, mentre Paolo Costa è un ispettore di origini italiane. Loro incarnano letteralmente i due mondi che Bolzano ospita.
Quello che potrebbe diventare un esercizio da manuale scolastico – due personaggi che rappresentano due culture – diventa invece convincente perché Elena Radonicich e Matteo Martari sono interpretazioni misurate, mai eccessive, guardinghe e contenute, che riveleranno una dolcezza inaspettata. Non sono figure didascaliche, ma persone reali che portano con sé il peso della loro provenienza.
La loro collaborazione non è artificiosa. Mentre indagano, si conoscono davvero. E il pubblico, insieme a loro, scava sotto la superficie delle proprie convinzioni.
L’estetica del Nord Europa, l’anima italiana
Brennero ha imparato la lezione dalle grandi serie crime del Nord Europa come Forbrydelsen e Bron/Broen, trasferendola nel Nord Italia con una città di confine come Bolzano che diventa personaggio.
La fotografia è glaciale. I colori freddi, i boschi spogli, le montagne bianche e grigie: tutto concorre a creare un’atmosfera che ricorda il noir scandinavo. La serie sfrutta le vibes da serie nordeuropea che l’ambientazione bolzanina offre, con una città tranquilla all’apparenza ma che sotto quell’impressione di staticità sembra covare tensioni.
Eppure non è una copia. Brennero è asciutta, estremamente asciutta, e per questo capace di arrivare al pubblico più facilmente. Non insiste, non spiega, lascia che il mistero respiri.
La struttura narrativa come inganno consapevole
Qui sta il vero merito di Brennero come prodotto seriale. La serie propone una storyline molto più orizzontale che verticale, una storia che potrebbe tranquillamente essere vera.
Ma il punto cruciale è questo: seppure si possano intuire alcune risposte e cadere nella prevedibilità, ogni personaggio è sempre potenzialmente colpevole. Intorno ai due protagonisti, nulla è stabile, veritiero o limpido. È tutto opaco, oscuro, freddo.
La serie sa utilizzare questa tensione. Quando credi di aver capito chi sia il responsabile, la narrazione cambia prospettiva. Non è uno “twist” rivelatore, ma un movimento costante di consapevolezza dove nulla è mai completamente come sembra.

Una produzione consapevole
Brennero è stata prodotta da Cross Productions, già responsabile di successi come Skam, Rocco Schiavone e Prisma, in collaborazione con Rai Fiction. Questa partnership ha permesso una libertà creativa rara nella televisione generalista italiana.
La scelta di girare la serie interamente in due lingue è rara nella tv generalista, in quanto si ritiene possa distrarre lo spettatore medio, ma Brennero ha un obiettivo chiaro e lo persegue senza timori.
Perché guardarlo su RaiPlay secondo tveserie.it
Se ami i crime drama e sei stanco dei clichè della televisione italiana, Brennero è esattamente quello che stavi cercando senza saperlo. È una serie coraggiosa che non ha paura di osare e di offrire qualcosa di diverso dal panorama seriale italiano.
Gli otto episodi sono interamente disponibili su RaiPlay. È il genere di serie che merita di essere scoperta di nuovo, magari da chi se l’è persa durante la messa in onda in prima serata.
Perché nel mare magnum dello streaming, a volte le migliori cose sono quelle che non vengono adeguatamente promosse. E Brennero è una di queste.

Napoletana d’origine e torinese d’adozione, sono cresciuta tra un film di Hitchcock e una pizza da Sorbillo. Sono sempre alla ricerca di una nuova caffetteria o un nuovo sushi e adoro conoscere nuove persone e visitare posti nuovi, vicini e lontani.
