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A vent’anni dall’uscita al cinema, La fabbrica di cioccolato resta uno dei film più rappresentativi della poetica di Tim Burton. È un viaggio visivo e sentimentale che parla di sogni, desideri e fragilità umane attraverso la lente di un’estetica fiabesca, colorata e malinconica.
Chi ha amato la serie tv Mercoledì ritroverà qui lo stesso gusto per il bizzarro e l’inquietante, ma declinato in modo più dolce e universale. Dove Mercoledì esplora la solitudine e la diversità di una giovane donna gotica e ribelle, La fabbrica di cioccolato racconta la purezza di un bambino che resta buono anche di fronte all’assurdo e alla tentazione.
Due storie diverse, ma complementari: entrambe parlano di cosa significa restare sé stessi in un mondo che chiede di essere altro.
Rivedere La fabbrica di cioccolato oggi significa anche riscoprire un cinema fatto di artigianato visivo, di fantasia concreta, di set costruiti come sogni. È un promemoria gentile sul potere dell’immaginazione, sull’importanza della gentilezza e sul valore di una morale che non invecchia mai: essere buoni conta più che essere perfetti.
E poi, inutile negarlo: la fabbrica di Willy Wonka continua a essere un luogo dove tutti, almeno una volta, vorremmo entrare.
Di cosa parla La fabbrica di cioccolato
La fabbrica di cioccolato di Tim Burton, uscito nel 2005, è l’adattamento del romanzo di Roald Dahl, Charlie and the Chocolate Factory. Il protagonista è Charlie Bucket, un ragazzo poverissimo ma di buon cuore che vince uno dei rari biglietti d’oro che danno accesso alla misteriosa fabbrica di Willy Wonka, creata dallo stravagante e geniale Willy Wonka (interpretato da Johnny Depp).
Dentro la fabbrica Charlie scopre un mondo straordinario, fatto di invenzioni surreali, dolci mirabolanti e strani personaggi, ma anche di sfide morali: la fabbrica non è solo un luogo di meraviglia, è anche uno specchio per gli adulti che circondano Charlie, per i suoi desideri, le sue colpe, i suoi vizi.
Il tono è tipicamente burtoniano: fantastico, un po’ cupo, pieno di immaginazione, ma sempre con un cuore che punta sull’innocenza, sulla bontà, e sul contrasto tra la purezza del protagonista e le eccentricità (a volte inquietanti) del mondo adulto.

Differenze principali tra La fabbrica di cioccolato e Mercoledì
Pur avendo lo stesso regista in entrambi i casi, queste due opere esprimono sensibilità, temi e stili molto diversi.
La fabbrica di cioccolato è un film fantastico per tutti, con elementi di meraviglia, magia, ma anche una morale abbastanza diretta (sulla natura umana, la cupidigia, l’umiltà). Non è horror né thriller, è avventura + fantasy + commedia.
Mercoledì, invece, è più vicino al mistero/horror leggero, con atmosfere cupe, creature sovrannaturali, suspense, investigazione, scuola gotica, conflitti adolescenziali.
Charlie è un ragazzo “normale” che viene inserito in un ambiente fiabesco, sconosciuto, ma la sua bontà, il suo senso morale rispetto agli altri sono il centro.
Mercoledì Addams è già “diversa”: è fuori dagli schemi, è emarginata, ha poteri, e la sua storia ruota attorno al controllo di sé, al confrontarsi con il diverso e al decifrare misteri, non tanto al superamento del proprio carattere (che è già definito) ma al suo sviluppo.
La fabbrica di cioccolato offre un ambiente fantastico, quasi elementare: il mondo interiore di Willy Wonka, il contrasto tra ricchezza/fantasia e semplicità/povertà. La fabbrica è un luogo di meraviglia visiva, con set opulentissimi, colori vivaci mischiati a stranezze, come solo Burton sa fare.
Mercoledì usa l’estetica gotica, l’ambientazione scolastica (Nevermore) come spazio-limite: una scuola per outsider, la foresta nei dintorni, creature e poteri, il buio, la tensione, l’umorismo nero. Il design, gli scenari, i colori riflettono il tema “fuori posto / oscure verità sotto la facciata”.
Il film La fabbrica di cioccolato ha una forte componente morale: umiltà, generosità, critica a chi vuole solo soddisfare i propri capricci. È una favola.
Mercoledì parla anche di identità, diversità, accettazione del proprio lato oscuro, della famiglia, delle responsabilità, del mistero, del potere (anche mentale), e del rifiuto delle norme sociali. È più contemporanea, mette in gioco questioni adolescenziali, psicologiche, sovrannaturali.
La fabbrica di cioccolato è pensato per un pubblico ampio: famiglie, bambini, adulti che amano il fantastico. È ottimista, pur con tinte eccentriche.
Mercoledì ha un target più specifico: giovani adulti, spettatori che amano il dark fantasy, il mistero, la serie televisiva con sviluppo su più episodi, con archi narrativi complessi.
Dove recuperare il film del 2005 di Tim Burton
Secondo Movieplayer.it, queste sono le opzioni al giorno d’oggi per guardare La fabbrica di cioccolato in Italia:
- In abbonamento streaming su Netflix (SD e HD)
- In noleggio o acquisto digitale su piattaforme come Prime Video, TimVision, Rakuten TV, Google Play, Microsoft Store, Apple TV, ecc.
Perché noi di tveserie.it lo abbiamo amato
Consigliamo La fabbrica di cioccolato perché è molto più di un film per ragazzi: è un racconto senza età che parla di meraviglia, imperfezione e desiderio di riscatto. Tim Burton riesce a costruire un mondo dove l’immaginazione diventa un linguaggio universale, e dove la dolcezza — quella vera, non solo quella del cioccolato — diventa la chiave per sopravvivere al disincanto.
A differenza di Mercoledì, che indaga il lato oscuro e la ricerca di sé attraverso il sarcasmo e la ribellione, La fabbrica di cioccolato sceglie la via dell’innocenza. Ci ricorda che la bontà non è ingenuità, ma coraggio; che restare puri in un mondo di cinismo è una forma di resistenza.
Lo consigliamo anche perché mostra un Tim Burton al massimo della sua forma visiva: ogni inquadratura è un quadro, ogni scena ha il sapore di un sogno costruito con mani d’artista. Johnny Depp firma un’interpretazione bizzarra e malinconica che incarna alla perfezione l’anima del regista — un equilibrio unico tra ironia, malinconia e tenerezza.
Rivederlo oggi, nell’epoca dei remake e delle serie in streaming, significa tornare a un cinema che non aveva paura di essere poetico, imperfetto, e soprattutto umano. È un film che si guarda con gli occhi spalancati, ma si ricorda con il cuore.

Napoletana d’origine e torinese d’adozione, sono cresciuta tra un film di Hitchcock e una pizza da Sorbillo. Sono sempre alla ricerca di una nuova caffetteria o un nuovo sushi e adoro conoscere nuove persone e visitare posti nuovi, vicini e lontani.
