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Per Halloween, se state cercando qualcosa da guardare che vi terrorizzi nel modo giusto—non con jumpscare stupidi, ma con quella paura esistenziale che ti rimane addosso per giorni—ho il consiglio perfetto per voi. Disponibile sia su Netflix che su Sky, Midnight Mass è quella serie che aspettavate senza saperlo. Sette episodi di puro, lento, devastante terrore psicologico firmato Mike Flanagan.
E se il nome Mike Flanagan vi suona familiare, è perché è il genio dietro The Haunting of Hill House e The Haunting of Bly Manor. Ma ha anche appena diretto The Life of Chuck, adattamento di Stephen King che sta facendo impazzire i festival (se volete approfondire, abbiamo scritto un articolo su The Life of Chuck e il rapporto tra Flanagan e King che vi consiglio di leggere).
Midnight Mass è diverso dai suoi precedenti lavori per Netflix. Non è basato su un romanzo. Non è un adattamento. È un’idea che Flanagan ha covato per anni—prima come romanzo, poi come sceneggiatura cinematografica, poi come serie TV che nessuno voleva produrre. Fino a quando Netflix, dopo il successo di Hill House, gli ha dato carta bianca.
Un’isola, un prete, miracoli che sono troppo belli per essere veri
La trama è ingannevolmente semplice. Crockett Island, un’isola sperduta al largo della costa americana, abitata da solo 127 persone. Una comunità di pescatori, profondamente religiosa, in declino economico e spirituale. I giovani se ne vanno. I vecchi restano. L’isola sta lentamente morendo.
Riley Flynn (Zach Gilford) torna a casa dopo quattro anni di prigione per omicidio colposo—ha ucciso una ragazza guidando ubriaco. È distrutto, sobrio, ateo, e non ha più niente in cui credere. Sua madre Annie (Kristin Lehman) è felice di riaverlo, ma Riley sa di non meritare il perdono.
Nello stesso giorno in cui Riley torna, arriva sull’isola Padre Paul (Hamish Linklater), un giovane prete che dice di essere stato mandato dalla diocesi per sostituire temporaneamente l’anziano Monsignor Pruitt, gravemente malato. Padre Paul è carismatico, gentile, profondamente devoto. E subito iniziano ad accadere miracoli.
Leeza (Annarah Cymone), una ragazza paralizzata da anni per un colpo di fucile accidentale, improvvisamente torna a camminare. Gli anziani dell’isola sembrano ringiovaniti. La gente dorme meno, ha più energia, si sente… viva. Il fervore religioso esplode. La chiesa, per anni semi-deserta, torna a essere il centro pulsante della comunità.
Ma Riley, insieme allo sceriffo Hassan (Rahul Kohli), un musulmano che vive sull’isola con il figlio, inizia a sospettare che dietro questi “miracoli” ci sia qualcosa di profondamente sbagliato. E quando gatti morti iniziano ad apparire sulla spiaggia, e quando ombre misteriose volano nella notte, capiscono che il prezzo di questi miracoli sarà molto più alto di quanto la congregazione possa immaginare.
Il vampiro che nessuno chiama vampiro
Spoiler minimo necessario: Midnight Mass è una storia di vampiri. Ma non aspettatevi Twilight o The Vampire Diaries. E nemmeno Buffy. Questo è vampirismo come metafora religiosa. Come dipendenza. Come fanatismo.
Padre Paul—che in realtà è Monsignor Pruitt ringiovanito dopo essere stato morso da un vampiro in Terra Santa—crede di aver incontrato un angelo. Perché come fai a chiamare mostro una creatura che ti ha dato la vita eterna, che ha guarito il tuo corpo malato, che ti ha fatto sentire giovane di nuovo? È un miracolo. È grazia divina. E tu vuoi condividerla con la tua congregazione, con le persone che ami.
Ma è sangue. È un virus. È contagio. E quando tutta l’isola inizia a bere quel sangue pensando che sia la comunione, pensando che sia il sangue di Cristo… beh, il prezzo diventa chiaro solo quando è troppo tardi.
Come ha scritto Richard Roeper del Chicago Sun-Times: “È la migliore storia di Stephen King che Stephen King non ha mai scritto.” E ha ragione. Perché anche se è un’opera originale di Flanagan, sembra un adattamento di un romanzo di King particolarmente inquietante—uno di quelli dove la vera orrore non è il mostro, ma la fede cieca che porta le persone a fare cose mostruose.

Hamish Linklater: la performance dell’anno
Parliamo di Hamish Linklater. Se non lo conoscete, questo è il ruolo che dovrebbe farlo diventare una star. Padre Paul/Monsignor Pruitt è uno dei personaggi più complessi e tragici della televisione recente.
Linklater ha monologhi lunghissimi—stiamo parlando di 10, 15 minuti di discorsi ininterrotti sulla fede, sulla morte, sulla resurrezione. E riesce a tenerti incollato allo schermo per ogni secondo. Come ha scritto Jen Chaney di Vulture: “Parla come se stesse scoprendo il proprio pensiero in ogni frase e vuole che tu lo accompagni.”
Il personaggio di Padre Paul è devastante perché non è malvagio. È un uomo buono che ha fatto una scelta terribile con le migliori intenzioni. Crede genuinamente di star salvando la sua congregazione. E quando capisci cosa ha fatto, e perché lo ha fatto… non riesci a odiarlo. Riesci solo a provare pietà.
Zach Gilford (quello di Friday Night Lights) come Riley è altrettanto straordinario. Riley è l’unico personaggio completamente sobrio—letteralmente e metaforicamente. Ha smesso di bere, ha smesso di credere in Dio, e guarda il mondo con gli occhi di chi ha già perso tutto. Il suo confronto con Erin (Kate Siegel), il suo amore adolescenziale tornato sull’isola incinta e sola, è uno dei momenti più belli e strazianti della serie.
E Samantha Sloyan nei panni di Bev Keane, la fanatica religiosa dell’isola, è terrificante. Bev è il vero mostro della serie—non il vampiro, non Padre Paul, ma la donna che usa la fede come arma, che giudica, che esclude, che condanna. È il tipo di persona che esiste in ogni comunità religiosa, e Sloyan la interpreta con una precisione agghiacciante.
I monologhi: il problema o il punto di forza?
Midnight Mass è pieno di lunghi, lunghissimi discorsi filosofici su Dio, la morte, l’aldilà, la fede. Alcuni episodi hanno scene dove due personaggi si siedono e parlano per 15-20 minuti senza interruzione.
La critica si è divisa su questo. Jack Seale del Guardian l’ha criticata per i “dialoghi gonfiati”. Brian Tallerico di RogerEbert.com ha scritto che “può essere un po’ estenuante nella sua predicosità” e che “l’enfasi sull’esame filosofico va a scapito degli elementi horror”.
Midnight Mass non è un horror classico. È una meditazione sul dolore, sulla fede, sulla mortalità travestita da serie sui vampiri. Se volete solo spaventi e sangue, guardate qualcos’altro. Ma se volete qualcosa che vi faccia pensare, che vi costringa a confrontarvi con domande esistenziali che normalmente evitate—allora i monologhi sono esattamente quello che serve.
E poi, quando l’horror arriva, arriva forte. Gli ultimi due episodi sono un crescendo di violenza e terrore che ti lascia senza fiato. Letteralmente. C’è una scena nella chiesa che è una delle cose più disturbanti che abbia mai visto in televisione.

Il verdetto di tveserie.it
Midnight Mass è disponibile su Netflix e su Sky (tramite Sky Atlantic e NOW). Sono 7 episodi di circa un’ora ciascuno. Perfetto per una maratona di Halloween.
La serie è uscita nel settembre 2021, quindi non è nuovissima. Ma è una di quelle cose che rimane. Che non invecchia. E che, soprattutto, merita di essere scoperta da chi non l’ha ancora vista.
Dopo aver visto Midnight Mass, se vi siete innamorati dello stile di Flanagan, vi consiglio di recuperare anche The Life of Chuck, il suo nuovo film con Tom Hiddleston tratto da Stephen King che sta conquistando i festival. Qui trovate il nostro approfondimento sul film e sul rapporto tra Flanagan e King.
La serie ha ricevuto multiple nomination agli Emmy, inclusa quella per Samantha Sloyan come Outstanding Guest Actress. Stephen King stesso l’ha adorata e consigliata. E continua a essere una delle serie più discusse e analizzate della filmografia di Flanagan.
Non è mai stata confermata una seconda stagione, e probabilmente non ci sarà mai. Midnight Mass è stata concepita come miniserie auto-conclusiva. E questo è perfetto. Non tutte le storie hanno bisogno di sequel.

Napoletana d’origine e torinese d’adozione, sono cresciuta tra un film di Hitchcock e una pizza da Sorbillo. Sono sempre alla ricerca di una nuova caffetteria o un nuovo sushi e adoro conoscere nuove persone e visitare posti nuovi, vicini e lontani.
