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C’è una serie su Prime Video che probabilmente vi siete persi quando è uscita nel 2020. Non perché non fosse bella—è straordinaria—ma perché è l’esatto opposto di quello che ci aspettiamo dalla fantascienza moderna. Niente esplosioni. Niente inseguimenti. Niente dialoghi fulminanti. Tales from the Loop è una serie che sussurra. E in un’epoca in cui tutto urla, questo è rivoluzionario.
Basata sulle illustrazioni visionarie di Simon Stålenhag, la serie trasporta lo spettatore in una piccola cittadina dell’Ohio—Mercer—costruita sopra un misterioso laboratorio chiamato “The Loop”, dove la scienza sembra aver infranto le leggi della realtà. Da qui nascono storie sospese tra sogno e tecnologia, dove robot arrugginiti e universi paralleli convivono con l’emozione più semplice: la meraviglia umana.
Creata da Nathaniel Halpern (Legion) e diretta da cineasti come Mark Romanek (Non lasciarmi), Andrew Stanton (Wall-E), Jodie Foster e Charlie McDowell (The One I Love), la serie trasforma la fantascienza in una meditazione sul tempo, la memoria e la connessione tra le persone. Ogni episodio è una piccola parabola visiva, accompagnata dalle musiche ipnotiche di Philip Glass, che rendono palpabile l’atmosfera sospesa e malinconica di questo mondo alternativo.
Lontana dal cinismo di Black Mirror, Tales from the Loop invita a credere nella bellezza del mistero e nella capacità della tecnologia di rispecchiare ciò che ci rende umani. Dopo averla vista, non guarderete più la fantascienza allo stesso modo.
Le illustrazioni di Simon Stålenhag
Prima di parlare della serie, dobbiamo parlare di Simon Stålenhag. Artista svedese classe 1984, Stålenhag è diventato famoso per le sue illustrazioni digitali che ritraggono paesaggi rurali scandinavi invasi da tecnologia retrofuturistica. Robot giganti abbandonati nei campi. Sfere metalliche sospese sopra laghi ghiacciati. Bambini che giocano all’ombra di strutture aliene incomprensibili.
La genialità di Stålenhag sta nel fatto che la tecnologia nei suoi dipinti non è mai minacciosa. Non è l’invasione aliena. Non è la ribellione delle macchine. È semplicemente… lì. Parte del paesaggio. Così integrata nella vita quotidiana che nessuno la guarda più con meraviglia. I bambini ci giocano accanto. Gli adulti la ignorano. È diventata ordinaria.
E questa è esattamente l’estetica che la serie cattura perfettamente. Come ha scritto The Verge: “Tales from the Loop è così bella da spezzarti il cuore.”
Otto episodi, otto meditazioni
Tales from the Loop è composta di 8 episodi di circa un’ora ciascuno, usciti tutti insieme il 3 aprile 2020 su Prime Video. Ma non aspettatevi una trama serializzata tradizionale. Ogni episodio è sostanzialmente autoconclusivo, concentrato su un personaggio o una famiglia diversa della cittadina di Mercer.
Eppure, tutti i personaggi sono connessi. La protagonista di un episodio è una comparsa in un altro. I figli diventano genitori. Le storie si intrecciano senza mai spiegarsi completamente. È come guardare otto quadri di Stålenhag che prendono vita, ciascuno con la propria malinconia.
Episodio 1 – “Loop”: Una ragazzina di nome Loretta (Abby Ryder Fortson) scopre cosa fa davvero sua madre nel sottosuolo del Loop. E quella scoperta cambierà per sempre il suo rapporto con la realtà.
Episodio 2 – “Transpose”: Due ragazzi adolescenti trovano nei boschi una macchina che scambia i corpi. Quello che sembra un gioco diventa una riflessione devastante sull’identità, il genere, e cosa significhi davvero essere se stessi.
Episodio 3 – “Stasis”: Una ragazza innamorata trova un modo per fermare il tempo e vivere per sempre nell’istante perfetto con il ragazzo che ama. Ma l’eternità, scopre, è una prigione.
Episodio 4 – “Echo Sphere”: Un bambino entra in una misteriosa sfera e si confronta con domande esistenziali sulla vita, la morte, e cosa c’è dopo. Questo episodio vi distruggerà.
Episodio 5 – “Control”: Un padre cerca disperatamente di proteggere la sua famiglia. E la sua scelta—rinunciare al proprio libero arbitrio per garantire la loro sicurezza—è una delle cose più tragiche che vedrete in TV.
E così via. Ogni episodio è una piccola tragedia poetica. Una storia su come affrontiamo la perdita, l’invecchiamento, la solitudine, l’amore impossibile. Ma raccontata attraverso la lente della fantascienza.

Il cast di Tales from the Loop
Un mix perfetto di attori affermati e giovani talenti.
Rebecca Hall (Vicky Cristina Barcelona, The Night House) interpreta Loretta, la madre di famiglia e fisica che lavora al Loop. Hall porta quella vulnerabilità controllata che l’ha resa una delle attrici più sottovalutate di Hollywood.
Jonathan Pryce (I due papi, Il trono di spade) è Russ Willard, il fondatore del Loop. Appare principalmente nell’episodio 4, ma la sua presenza permea tutta la serie. È lui che ha costruito questa macchina. È lui che ha aperto il Pandora’s box.
Paul Schneider (Parks and Recreation, Channel Zero) interpreta George, il figlio di Russ e marito di Loretta. Un uomo che vive all’ombra del genio del padre e cerca disperatamente di dare un senso alla propria esistenza.
E poi ci sono i giovani attori: Duncan Joiner (Cole), Daniel Zolghadri (Jakob), Tyler Barnhardt (Danny), Abby Ryder Fortson (la giovane Loretta). Nessuno di loro era famoso prima di questa serie. Ma dopo, alcuni sono diventati volti riconoscibili—perché qui hanno fatto il lavoro migliore della loro vita.
Come ha scritto un recensore su IMDb: “La produzione, la cinematografia e la recitazione sono di altissimo livello e meritano di essere viste da una prospettiva visiva e stilistica. Le storie ti lasciano con una sensazione di malinconia che è stranamente soddisfacente.”

Philip Glass: la colonna sonora di pura poesia
Se c’è un elemento che definisce l’atmosfera di Tales from the Loop più di ogni altro, è la colonna sonora di Philip Glass. Il leggendario compositore minimalista—quello di Koyaanisqatsi, The Hours, The Truman Show—ha creato un soundscape ipnotico che rende ogni scena un’esperienza meditativa.
Le sue composizioni sono ripetitive, stratificate, ossessive. Note che si ripetono all’infinito, creando pattern che sembrano non andare da nessuna parte eppure ti trasportano completamente. È musica che sospende il tempo. Che ti fa sentire come se stessi fluttuando fuori dalla realtà.
E funziona perfettamente con le immagini di Stålenhag e la cinematografia di Cronenweth. Insieme creano un’esperienza sinestetica che è più vicina all’arte installativa che alla televisione tradizionale.
Perché noi di tveserie.it lo abbiamo amato
Tales from the Loop è disponibile su Prime Video. Tutti gli 8 episodi sono lì, pronti per essere scoperti. Perfetto per un weekend in cui avete voglia di qualcosa di diverso. Di silenzioso. Di bello.
Non è una serie da guardare distrattamente mentre fate altro. Richiede attenzione, pazienza, apertura mentale. Ma se le date quella possibilità, vi ricompenserà con un’esperienza che pochissime altre serie possono offrire.
È una serie che ti resta dentro. Che ti fa pensare. Che ti fa guardare il cielo diversamente, come se da un momento all’altro potesse apparire una sfera metallica sospesa sull’orizzonte. E invece di avere paura, proveresti meraviglia.
Se amate la fantascienza che fa domande invece di dare risposte, se amate il cinema d’autore, se amate Philip Glass, se siete stati ossessionati dalle illustrazioni di Simon Stålenhag – allora Tales from the Loop è la serie tv da guardare questo weekend.

Napoletana d’origine e torinese d’adozione, sono cresciuta tra un film di Hitchcock e una pizza da Sorbillo. Sono sempre alla ricerca di una nuova caffetteria o un nuovo sushi e adoro conoscere nuove persone e visitare posti nuovi, vicini e lontani.
