Contenuto dell’articolo
- 1 Dalla sitcom al racconto di formazione
- 2 La settima stagione: tra lutto, maturità e nuovi inizi
- 3 Un cast cresciuto insieme
- 4 Colonna sonora e canzoni che raccontano un’epoca
- 5 Gli episodi imperdibili secondo tveserie.it
- 6 Un addio dolceamaro ma necessario
- 7 Perché non perdere la stagione finale di Young Sheldon
Dopo sette stagioni di successi, risate e momenti toccanti, Young Sheldon giunge alla sua conclusione, chiudendo un capitolo importante della televisione contemporanea. Disponibile su Netflix Italia, la settima e ultima stagione offre una degna conclusione al viaggio del piccolo genio di casa Cooper, unendo commozione, crescita personale e tanti riferimenti che fanno da ponte a The Big Bang Theory, la serie madre da cui tutto ha avuto inizio.
Dalla sitcom al racconto di formazione
Creata da Chuck Lorre e Steven Molaro, Young Sheldon nasce nel 2017 come prequel di The Big Bang Theory. L’idea è semplice ma geniale: raccontare l’infanzia di Sheldon Cooper, il fisico teorico più eccentrico e geniale della TV, per capire cosa abbia forgiato la sua mente brillante e il suo carattere tanto particolare.
La serie ci porta nel Texas orientale della fine degli anni ’80, un contesto conservatore e profondamente radicato nella religione, dove il giovane Sheldon cresce in una famiglia comune ma straordinaria a modo suo. La difficoltà di un bambino prodigio nel relazionarsi ai coetanei e agli adulti è il cuore del racconto: Young Sheldon è, prima di tutto, una storia sull’essere diversi, sul trovare il proprio posto nel mondo e sull’amore incondizionato della famiglia.
Nel ruolo del protagonista troviamo Iain Armitage, che riesce a interpretare un piccolo Sheldon con un equilibrio perfetto tra innocenza, arroganza e tenerezza. La sua performance è stata acclamata fin dalla prima stagione, riuscendo a rendere credibile e umano un personaggio che, da adulto, sarà noto per la sua rigidità e il suo distacco emotivo.
Accanto a lui, una famiglia indimenticabile:
- Zoe Perry è Mary Cooper, la madre affettuosa ma iperprotettiva, devota e sempre in bilico tra fede e scienza.
- Lance Barber interpreta George Cooper Sr., il padre spesso incompreso ma dotato di grande cuore.
- Montana Jordan è Georgie, il fratello maggiore pragmatico e ironico.
- Raegan Revord dà vita a Missy, la sorella gemella di Sheldon, forse il personaggio più emotivamente complesso e realistico della serie.
- Infine Annie Potts nei panni della mitica Meemaw, la nonna anticonformista e ironica che ruba la scena in più di un episodio.
A dare coerenza con The Big Bang Theory, troviamo anche la voce narrante di Jim Parsons, che torna nel ruolo dell’adulto Sheldon per commentare e riflettere sugli eventi della sua infanzia. Parsons è anche produttore esecutivo della serie, insieme a Lorre e Molaro.
La settima stagione: tra lutto, maturità e nuovi inizi
La stagione finale si apre con un Sheldon quattordicenne ormai pronto per il grande salto: il trasferimento al Caltech, dove inizierà la sua carriera accademica. Tuttavia, questo traguardo arriva in un momento complesso per la famiglia Cooper, segnata da cambiamenti e prove difficili.
Uno dei momenti più drammatici e discussi dell’intera serie è la morte improvvisa di George Sr., un evento già menzionato in The Big Bang Theory ma qui raccontato per la prima volta con intensità e sensibilità. Gli episodi “Funeral” e “Memoir” – che chiudono la serie – affrontano il tema del lutto in modo maturo e commovente, senza mai perdere il tocco di umorismo che ha sempre contraddistinto lo show.
Sheldon, abituato a spiegare il mondo con la logica, deve fare i conti con qualcosa che la scienza non può razionalizzare: la perdita. È qui che vediamo il suo lato più umano, forse il più vicino all’adulto che impareremo a conoscere nella serie originale.
La regia – affidata a Alex Reid e Jaffar Mahmood in molti episodi chiave – riesce a bilanciare perfettamente toni drammatici e momenti di leggerezza, alternando scene familiari di vita quotidiana a riflessioni più intime sul significato della crescita.

Un cast cresciuto insieme
Uno degli elementi più belli di Young Sheldon è proprio il suo cast, cresciuto letteralmente sotto gli occhi del pubblico. Iain Armitage, Raegan Revord e Montana Jordan sono entrati nella serie bambini e ne escono adolescenti, con interpretazioni sempre più mature e sfumate.

Le dinamiche tra i membri della famiglia Cooper diventano più complesse e realistiche, affrontando temi come la fede, l’indipendenza e il distacco. La madre Mary, interpretata con straordinaria sensibilità da Zoe Perry (figlia nella vita reale di Laurie Metcalf, che interpretava la stessa Mary in The Big Bang Theory), rappresenta l’anima spirituale e protettiva del racconto.
Nel finale, il ritorno di Jim Parsons e Mayim Bialik (Amy Farrah Fowler) come Sheldon e Amy adulti offre un tocco di continuità e nostalgia. Li ritroviamo nella loro casa, con un piccolo riferimento al figlio di Sheldon e Amy, confermando quanto la serie sia pensata come un vero e proprio ponte narrativo tra passato e futuro.
Colonna sonora e canzoni che raccontano un’epoca
La colonna sonora della settima stagione, come sempre, è curata nei minimi dettagli e riflette il periodo storico in cui si svolge la storia. Tra le tracce più significative troviamo:
- “Walk of Life” dei Dire Straits, utilizzata in modo toccante nell’episodio finale “Memoir”. Il testo e il ritmo trasmettono l’idea del cammino della vita, perfetto per chiudere il viaggio del giovane Sheldon.
- “Da Da Da” dei Trio, brano tedesco cult degli anni ’80, compare in una delle prime puntate della stagione, portando leggerezza e ironia in un momento di tensione familiare.
- “Forever Young” di Alphaville, presente in una scena di flashback, sottolinea il contrasto tra la crescita di Sheldon e il desiderio di restare sempre “giovani” e protetti dal calore della famiglia.
Per i fan più curiosi, su Spotify è disponibile una playlist ufficiale di Young Sheldon con tutte le canzoni apparse nelle sette stagioni.
Gli episodi imperdibili secondo tveserie.it
Tra i momenti più forti della stagione, segnaliamo:
- Episodio 3 – “A Strained Relationship with Father Figures”: un’intensa esplorazione del rapporto tra Sheldon e George Sr., già preludio al dramma successivo.
- Episodio 10 – “Community Service and the Cat Box”: un ritorno alla commedia pura, con toni alla Big Bang Theory, perfetto per chi ama l’umorismo più leggero.
- Episodio 13 – “Funeral” e Episodio 14 – “Memoir”: il doppio finale che chiude l’intera serie. Struggente, elegante, ma anche pieno di speranza.
Un addio dolceamaro ma necessario
La decisione di concludere Young Sheldon con la settima stagione è stata accolta con emozioni contrastanti. Da un lato, i fan e alcuni attori – come Annie Potts, che ha definito la chiusura “una mossa commerciale stupida” – avrebbero voluto più stagioni; dall’altro, è chiaro che la serie termina nel punto giusto, narrativamente e cronologicamente.

Con il trasferimento di Sheldon al Caltech, tutto è pronto per collegarsi all’inizio della sua vita adulta e di The Big Bang Theory. È un cerchio che si chiude perfettamente.
Perché non perdere la stagione finale di Young Sheldon
Young Sheldon è più di uno spin-off: è una lettera d’amore alla curiosità, alla famiglia e all’infanzia di un genio. Con una scrittura sempre intelligente e un cast eccezionale, la serie si congeda nel modo migliore possibile: lasciandoci un sorriso nostalgico e una lacrima sincera.
Un addio perfettamente in stile Sheldon Cooper — logico, emozionante e memorabile.

Napoletana d’origine e torinese d’adozione, sono cresciuta tra un film di Hitchcock e una pizza da Sorbillo. Sono sempre alla ricerca di una nuova caffetteria o un nuovo sushi e adoro conoscere nuove persone e visitare posti nuovi, vicini e lontani.
